Vincenzo Angelo Orelli

Annunciazione

Il tema dell’Annunciazione risulta essere uno dei più ripresi e riletti nell’iconografia cristiana: si tratta d’altronde di uno dei momenti più importanti nella storia della Rivelazione segnando il compimento della Promessa riguardante la venuta del Messia fatta agli antichi Padri.
L’autore della nostra Annunciazione, conservata nel Museo d’Arte Sacra San Martino, è Vincenzo Angelo Orelli e la data di esecuzione ci riporta all’incirca al 1805, data in cui il pittore è presente ad Alzano per affrescare le volte delle navate laterali della Basilica di San Martino con una lunga serie di allegorie di Virtù cristiane.

L’ARTISTA

Vincenzo Angelo Orelli era nato a Locarno nel Canton Ticino, nel 1751, da una famiglia che annoverava numerosi artisti. Il padre Giuseppe Antonio Orelli aveva lavorato a lungo tra Milano e Bergamo, città nella quale aveva finito col porre la propria bottega: a lui tra l’altro si deve, in San Martino, la decorazione della volta della Cappella del Rosario con l’Incoronazione della Vergine.
Vincenzo Angelo ebbe una brillante carriera artistica frequentando anche gli ambienti intellettuali cittadini e stringendo amicizie con personaggi influenti dell’epoca, tanto da essere considerato, insieme all’amico Vincenzo Bonomini, il principale pittore bergamasco tra fine settecento e primo Ottocento.
Il pittore, aveva appreso nella fiorente bottega del padre le tecniche dell’arte pittorica e già nel 1772, con il fratello Baldassarre, specializzato nelle “quadrature”, eseguì la decorazione dell’Oratorio dei Morti di Cavenago. Tuttavia l’anno successivo il giovane pittore compì un viaggio di studio a Milano, cui seguì un breve soggiorno di studio a Roma , per affinate le sue conoscenze artistiche.
Tornato a Bergamo, ben presto il giovane pittore ricevette numerose commissioni sacre che testimoniano quanto fosse ormai introdotto negli ambienti più elevati della culturale locale.
Se agli inizi il suo stile è chiaramente improntato sulla scia del padre, con il quale collaborò in varie opere, allo stile del Barocco tipico del tardo Settecento lombardo. In seguito, il notevole ampliamento dei suoi orizzonti culturali, lo portarono ad una svolta moderatamente classicista, favorita dall’esempio di numerosi pittori veneti operanti in terra bergamasca, tra cui Giambattista Tiepolo e Francesco Capella (veneziano e anch’egli operante ad Alzano, che da tempo aveva posta la sua bottega nella città orobica). Vincenzo Angelo eseguì nei decenni successivi, oltre a moltissimi dipinti su tela, numerosi cicli di affreschi, in particolare di ambito religioso, tra questi spiccano quelli per la Chiesa parrocchiale di San Giorgio di Orio al Serio, per la Chiesa parrocchiale di San Nazario e Celso di Urgnano, per la Chiesa parrocchiale di San Giorgio martire di Treviolo, in cui raffigura storie della vita di San Pietro per la Parrocchiale di Bariano, per la quale esegue La Trinità in gloria e i Santi Pietro e Paolo e la Fede, databile al 1811 e ultima opera da lui eseguita.

L’OPERA

Le immagini del piccolo tondo conservato nel museo alzanese sono caratterizzate da un luminoso colorismo di sapore ancora settecentesco, che nella vivacità della loro impostazione spaziale richiama ancora la teatralità tardo barocca. Tuttavia un certo nitore e precisione nel disegno sottolinea l’avvicinamento dell’artista alle nuove tendenze neoclassiche che allora andavano sempre più diffondendosi anche in terra bergamasca.
L’iconografia della Vergine Maria è quella tradizionale: le sue vesti, rosse e blu, già sottolineano la doppia natura, umana e divina del Figlio che da lei nascerà. Il libro aperto richiama la sua capacità di ascoltare, contemplare, meditare, accogliere il messaggio che viene dalla Parola di Dio, conservandolo nel suo cuore. In Maria, profezia e compimento si incontrano: proprio in questo momento le antiche profezie si realizzano in lei.La sua figura è tratteggiata con molta dolcezza, ma anche sottolineandone la profonda umiltà. Ai suoi piedi un cesto per lavori di cucito richiama il tema di molti dipinti controriformistici e i suggerimenti del Cardinal Paleotti: “I personaggi religiosi devono … spirare pietà, modestia, santità, devozione”.

Vincenzo Angelo Orelli – Annunciazione
Vincenzo Angelo Orelli – Annunciazione

IL SIGNIFICATO

Sul fondo, da una nuvolaglia dorata, immagine della Shekhinah divina, emergono tra angeli e cherubini, le presenze del Padre e dello Spirito Santo.
L’Arcangelo li indica e, come loro inviato (il termine “angelo” nell’antico greco sta ad indicare il messaggero), porge a Maria il giglio bianco, immagine di purezza.
Colpiscono le sue vesti luminose, ma soprattutto sono le ali ad attrarre l’attenzione: maestose “ali d’aquila”, come nella tradizione veterotestamentaria. Ali vivacemente colorate. Si tratta di un chiaro richiamo al fatto che Gabriele, che agisce per volere di Dio, ha percorso quel simbolico ponte che unisce Cielo e Terra, quel ponte, che rappresenta il dono di speranza dato da Dio stesso a Noè: l’arcobaleno. La promessa, l’Alleanza tra Dio e l’Uomo giunge infine a compimento.

a cura di Riccardo Panigada (Conservatore del Museo d’Arte Sacra San Martino)