Distese una nuvola a proteggerli

5 aprile - 5 maggio
San Rocco - Louis Dorigny

Distese una nuvola a proteggerli. Cieli e lenzuoli per un orizzonte di Pace
La mostra, a cura di Giovanna Brambilla, si inserisce nel contesto dell’iniziativa le “Settimane della Cultura”, promossa dall’Ufficio per la Pastorale della Cultura, l’Ufficio Beni Culturali, l’Ufficio per la Pastorale delle Comunicazioni Sociali e gli Istituti Culturali Diocesani. Il tema scelto per questa seconda edizione è “Pace a Voi. Per una Cultura che unisce”.

 

 

 

In questi tempi di conflitti e violenze, viene da pensare al binomio fortissimo, nella Bibbia, tra Pace e Giustizia; “La pace sarà frutto della giustizia”: ad affermarlo, nella Bibbia, è anche il profeta Isaia (32, 15-17). Ma sempre nella Bibbia, nella sua parte più antica, veterotestamentaria, emerge un legame poetico, non solo escatologico, tra questo orizzonte che restituisce all’umano giustizia, verità e pace, e l’orizzonte celeste.

È in cielo che Dio distende quell’arcobaleno che sarà segno della pace con l’umanità (Genesi 9, 8-12), è il cielo che scandisce i ritmi e i momenti dell’esistenza (Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo, Ecclesiaste 3:1), è il cielo ricordato all’inizio del Padre Nostro. La gloria nei cieli corrisponde alla Pacem in Terris.

Per questo, in seguito ad un sopralluogo, è stato individuato nel legame specchiante tra cielo e terra, tra pace e giustizia, il possibile filo conduttore di una proposta che vede coinvolto l’artista Paolo Facchinetti.

Tre le “stazioni”, che vedono le opere dell’artista abitare gli spazi.
I. La prima “stazione” è la Basilica di San Martino. Qui, nella cappella della navata destra, prima del presbiterio, dove il muro spoglio racconta una temporanea assenza, si va a collocare una tela con un Cielo. Un cielo senza orizzonte, dove la terra non crea un ancoraggio allo sguardo, si propone come destinazione perfetta, luogo senza violenza, dove, le due opere laterali, Il martirio di Sant’Agata e La penitenza della Maddalena trovano pace.
Una sorta di rivelazione, di approdo, di porto sicuro, un appiglio per una preghiera – il Padre Nostro – che chiede che così in cielo come in terra possa realizzarsi quel binomio di pace e giustizia, e che prega per una liberazione del male e dall’odio.

II. La seconda “stazione” ha luogo nella seconda sagrestia, dove l’affresco dell’Ascensione di Cifrondi unisce di nuovo terra e cielo. Qui, disposti con cura, segno di pietas, si collocano i Lenzuoli. Si tratta di opere nate per trovare una risposta al dolore lasciato dal Covid, una sorta di “metalenzuolo”, in quanto l’artista ha disegnato un lenzuolo con le sue pieghe, testimone di un passaggio, di un transito o di uno stare, sopra un lenzuolo proveniente dalla fornitura dell’Ospedale nuovo di Bergamo – peraltro dedicato al “papa buono”, autore della Pacem in Terris.
Nelle cassettiere, posti sui piani d’appoggio, anticipati in un quaderno, collocato davanti alla cartagloria, questi lenzuoli evocano la fine, la cura e il passaggio. Riposi in pace.  Collocati nelle sacrestie, luoghi “sacri”, custoditi, parlano proprio dell’importanza di prendersi cura, ma al tempo stesso non possono non evocare i sudari – molti, forse troppi – che vediamo quotidianamente nelle immagini del conflitto di Gaza, e fare memoria dei lutti legati alla pandemia, e al desiderio di pace.

III. La terza “stazione” è l’Alcova di Ganimede. Non abbiamo più la possibilità di vederla in loco, nel palazzo nobiliare, come introduzione alla stanza matrimoniale, e la collocazione della riproduzione di un cielo dell’artista ben supplisce a questa assenza – una seconda assenza, dopo quella della pala d’altare -. Nel 2021 Papa Francesco, in una sua catechesi, ha raccomandato agli sposi e fidanzati: “Non andate a dormire senza aver fatto la pace” “E’ importante non andare mai a letto senza aver fatto la pace. La ‘guerra fredda’ del giorno dopo è pericolosissima”. Ed ecco che, di nuovo, il fatto che l’alcova si apra su un cielo luminoso vuole essere un augurio di pace per le persone che si vogliono bene e decidono di intraprendere una vita insieme. Anche qui il tema del lenzuolo – assente ma evocato dalla funzione dell’alcova – si intreccia saldamente con il cielo.
Due figure laterali dell’alcova, il “pensiero scientifico”, la “poesia e l’arte”, sostengono il dialogo della parrocchia di San Martino con la cultura e l’arte contemporanea, mentre le ultime due “l’alba di un giorno lavorativo”, e “la sera”, con il vestito trapunto di stelle e una fiaccola, rafforzano e giustificano la presenza di questo cielo, su quale si leva, in volo, il giovane Ganimede.

 

L’Artista

Nembro (BG) 1953.

Paolo Facchinetti inizia la sua formazione artistica all’Accademia Carrara di Belle Arti a Bergamo.

Dal 1985 al 1989 frequenta lo studio del pittore/scultore Cesare Benaglia e del Gruppo Artistico Valbrembo 77. Durante la sua carriera espone i suoi lavori in numerose mostre personali e collettive, a cui si affianca la partecipazione a rassegne d’Arte nazionali e internazionali.

Queste le sue recenti mostre personali:

2018 “Landscapes”, a cura di Maurizio Bonfanti e Raffaele Sicignano, Spazio espositivo comunale “Le Stanze”, Trescore Balneario (BG).

2019 “L’immagine ritrovata” a cura di Giuliano Zanchi, Museo Diocesano Adriano Bernareggi, Bergamo.

2023 “Segni di racconti visivi” a cura di Simona Bartolena e Armando Fettolini, Spazio Heart, Vimercate.

2023/2024 “Trasparenze” a cura di Angelo Piazzoli, Tarcisio Tironi, Paola Silvia Ubiali, MACS (Museo di Arte e Cultura Sacra di Romano di Lombardia) e Palazzo Storico del Credito Bergamasco / Banco BPM.

a cura di Giovanna Brambilla (Storica dell’Arte, Responsabile progetti territoriali presso la Direzione regionale Musei Lombardia, Membro della Commissione Diocesana di Arte Sacra e Beni Culturali della Diocesi di Bergamo)